FORME DELL'INVISIBILE

Esperienze di cura e migrazione

23-24 maggio 2019

Abbazia di San Paolo D’argon, Bergamo

Considerato come una dimensione della vita l’invisibile è spesso inteso come la parte spirituale di una cultura. Quando però è riferito alla cultura dell’altro risulta non codificabile. Nel campo della cura per far fronte a questo limite si sono costruiti dei modelli di intervento che utilizzano una semantica connotata dal prefisso ‘etno’ posto davanti a sociologia, pedagogia, psicologia, psichiatria. Fissati sul ‘decentramento’ del professionista questi modelli celano il rischio di una nascosta pretesa: quella di ‘vedere al posto dell’altro’.

In una cultura in cui il primato della vista indica i percorsi di accompagnamento, il mutismo degli altri sensi segna i limiti della relazione. L’alterità dell’Altro attraversa in modo invisibile tutti i nostri sensi, come valorizzarli affinché orientino i processi di cura? Come costruire contesti di cura in cui le differenze si svelano, dialogano ed esistono una accanto all’altra?

Nelle giornate del convegno verranno esplorate le dimensioni sensoriali che sono coinvolte nella cura: la sonorità della voce, il legame tra spirituale, prigionia e liberazione, la poetica della lingua nelle narrazioni, la circolarità della cura nei contesti co-auto-formativi, i luoghi di visioni sogni e incubi.

Il convegno nasce dalla collaborazione tra Centro Etnoclinico FO.R.ME della Cooperativa Ruah e dal Laboratorio di ricerca partecipata Saperi Situati dell’Università di Verona all’interno del progetto di ricerca Joint Project 2017.

Giovedì 23 maggio 2019

9.00—9.30 – Accoglienza e registrazione
9.30—9.45 – Saluti Bruno Goisis
9.45—10.00 – Introduce e coordina: Rita Finco
10.00—13.00 – Lectio magistralis: La verità è altrove. Complotti e stregoneria. Jean-Pierre Dozon, antropologo e vice-presidente della “Maison de l’Homme” (Parigi)
13.00—14.30 – Pausa pranzo
14.30—17.30 – Atelier
1—atelier Ri-orientare i sensi nel lavoro di cura. Rita Finco – Rosanna Cima
2—atelier Le barriere invisibili delle dissonanze culturali. Pietro Barbetta – Fulgenzio Rossi
3—atelier Pratiche di stregoneria, credenze religiose e società contemporanee. Omar Sylla – Elisa Pelizzari
4—atelier Riparare le ferite. La violenza di genere nelle migrazioni forzate. Barbara Pinelli

Venerdì 24 maggio 2019

8.30—9.00 – Accoglienza e registrazione
9.00—13.00 – Atelier
5—atelier Djinns, santi e marabout nel mondo maghrebino. Hamid Salmi
6—atelier Freedom of Few is Freedom for All. Sandra Faith Erhabor – Maria Livia Alga
13.00—14.00 Pausa pranzo
14.00—17.00 Atelier
7—atelier Sogni, visioni e incubi: luoghi dell’invisibile. Gabriel Maria Sala
8—atelier Filiazione e affiliazione in africa sub-sahariana. Marion Jacoub
17.00—17.30 Conclude Rosanna Cima

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Ri-orientare i sensi nel lavoro di cura

Le relazioni dedicate all’incontro con l’altro mettono in tensione il nostro corpo facendolo oscillare tra equilibrio e disequilibrio. Ogni percorso di conoscenza infatti giunge a noi attraverso un dis-orientamento, a volte un urto, altre proviamo vertigini o siamo sorpresi. I nostri sensi, se svelati, proprio come un mantello di seta sulle sensazioni, indicano l’orizzonte e il procedere nella cura con l’altro. Quale forma di accompagnamento si agisce nella cura?

Conducono l’atelier:
Rita Finco
. PhD in psicologia clinica (Università Parigi XIII) e in antropologia sociale e culturale (Università Milano Bicocca). È responsabile del Centro etnoclinico FO.R.ME e docente a contratto in diverse università italiane.
Rosanna Cima
. Ricercatrice, docente di teorie e metodi della mediazione culturale all’università di Verona, è cofondatrice del laboratorio di ricerca partecipata Saperi Situati. È membro dell’équipe etnoclinica Fo.R.Me.

Le barriere invisibili delle dissonanze culturali

Gli operatori delle strutture di accoglienza raccontano spesso episodi di richiedenti asilo e/o migranti che potrebbero essere definiti nel linguaggio “PSI” come disturbi dissociativi. Tuttavia l’emergere della dissonanza culturale, che rende invisibile l’esperienza del soggetto, permette di evitare una diagnosi precoce in cui inserire la persona. Attraverso due situazioni, una relativa alla concezione della maternità e l’altra all’esperienza spirituale, si cercherà di affrontare la questione dell’importanza delle dissonanze culturali all’interno di un percorso clinico.

Conducono l’atelier:
Pietro Barbetta. Direttore del Centro Milanese di Terapia della Famiglia (CMTF), è professore associato di psicologia dinamica all’Università di Bergamo. È membro dell’équipe etnoclinica Fo.R.Me.
Fulgenzio Rossi. Medico psichiatra, già direttore del Dipartimento di Salute mentale dell’Azienda Ospedaliera di Treviglio (Bg). E’ membro dell’équipe etnoclinica FO.R.ME.

Pratiche di stregoneria, credenze religiose e societa’ contemporanee

Un rapporto dell’Unicef del 2010 sottolinea che il ricorso a tecniche diaboliche non è più connesso a pratiche segrete o legate al non-detto, ma si manifesta in ogni settore dell’esistenza collettiva e individuale, divenendo una categoria di riferimento banalizzata e di uso permanente. Con l’affermarsi di una modernità all’insegna del capitalismo e dei suoi valori, la stregoneria si è trasformata in un «prodotto disponibile sul mercato» in cui tutto diviene merce: dagli amuleti, ai gris-gris (feticci di protezione), sino alle pozioni o polveri magiche.

Conducono l’atelier:
Omar Sylla
. Storico, consulente in tematiche educative e religiose presso il Ministero dell’educazione del Mali.
Elisa Pelizzari. PhD antropologia e etnologia (EHESS-Paris), africanista, responsabile dalla casa editrice L’Harmattan Italia (Torino).

 

Riparare le ferite. la violenza di genere nelle migrazioni forzate

La lunga esperienza etnografica nei luoghi d’accoglienza ha mostrato che per affrontare la questione della violenza di genere nelle migrazioni forzate è necessario mettere al centro le esperienze delle donne che chiedono o hanno chiesto asilo. L’intervento vuole offrire uno sguardo ampio sulla violenza di genere nelle migrazioni forzate. Essa sarà intesa non solo come ciò che è accaduto prima dell’arrivo ma sarà pensata in termini di continuità della violenza e d’interazione fra più forme di violenza. Il fine è pensare a pratiche di cura e di riparazione delle ferite che hanno afflitto le donne mettendo al centro competenze, comparazioni ed esperienze.

Conduce l’atelier:
Barbara Pinelli. PhD in antropologia della contemporaneità (Università Milano-Bicocca). Assegnista di ricerca e docente di antropologia dei processi migratori all’Università di Milano-Bicocca, è cofondatrice del laboratorio di studi critici sulle migrazioni forzate “Escapes”.

 

Djinns, santi e marabout nel mondo maghrebino

Il mondo invisibile maghrebino si manifesta attraverso numerosi esseri di origine berbera e musulmana: le divinità cotonite (come i guardiani tutelari delle case, degli alberi e delle fonti…), i Santi delle confraternite islamiche o gli antichi fondatori dei lignaggi sacri (come marabouts, chorfa, aguram…), i djinns e i mlooks. Attraverso un doppio sguardo, antropologico e psicologico, questi spiriti verranno evocati affinchè si possa comprendere il modo per affrontarli e negoziare con loro in molteplici situazioni cliniche e/o in disordini psichici che possono manifestarsi in persone di origine nord-africana.

Conduce l’atelier:
Hamid Salmi
. Psicologo franco-kabil e terapeuta familiare, formato all’etnopsichiatria da George Devereux, esperto presso tribunali e istituzioni giuridiche, educative, socio-sanitarie nell’Île-de-France, Marsiglia e Tolosa.

Freedom of few is freedom for all

 

Fin dagli Novanta le donne Edo hanno lottato contro lo sfruttamento dei loro corpi, per l’affermazione della loro
libertà. Il 9 marzo del 2018 l’Oba del Benin ha proclamato la liberazione di tutte le donne dai vincoli che le obbligavano alla prostituzione contratti con il juju. Lo stesso editto ha scagliato una maledizione su trafficanti e madame che non rispettassero questo nuovo ordine simbolico. A distanza di poco più di un anno quali cambiamenti hanno avuto luogo nelle varie città italiane sia nei servizi preposti al contrasto alla tratta che all’interno delle comunità nigeriane?

Conducono l’atelier:
Sandra Faith Erhabor.
Scrittrice e poeta, referente culturale, esperta di conduzione di gruppi di donne presso Casa di Ramia del Comune di Verona, cofondatrice del laboratorio di ricerca Saperi Situati.Maria Livia Alga. PhD in studi di genere (Università Parigi VIII) e in Scienze dell’Educazione e della Formazione (Università di Verona). Antropologa in movimenti sociali, è assegnista di ricerca in etnografia qualitativa e cofondatrice del laboratorio di ricerca partecipata Saperi Situati.

 

Atelier sogni, visioni e incubi: luoghi dell’invisibile

Le visioni, i sogni e quei particolari terrori notturni che chiamiamo incubi sono stati spazi di incontro con l’invisibile tra i più frequentati nella storia delle culture. Nell’atelier, dopo aver esposto alcune esperienze terapeutiche con migranti e richiedenti asilo, si cercherà di coinvolgere i e le partecipanti nel lavoro sul mondo onirico, prendendo in considerazione differenti modelli di terapia e di conoscenza. Infine si esplorerà la dimensione divinatoria di quei sogni che possono trasformare il modo di vedere e di vivere la propria vita.

Conduce l’atelier:
Gabriel Maria Sala
. Antropologo e psicoterapeuta, ha insegnato in diverse università italiane. Attualmente è presidente del Centro di Ricerca e Formazione Clinica Gabriel Ubaldini SloninaGAUBA ed è responsabile del Laboratorio etnoclinico-Letnò (Verona).

Processi identitari: legami invisibili tra filiazione e affiliazione

Quando si lavora con persone migranti in difficoltà le prime questioni cliniche sono relative all’appartenenza che definisce una sorta di perimetro del soggetto. Tra filiazione familiare e affiliazione a gruppi d’origine e/o di contatto, queste appartenenze sono visibili alle persone nella misura in cui si iscrivono all’interno di uno schema psichico riconosciuto. In questo laboratorio si affronterà come costruire un percorso di accompagnamento che tenga conto delle appartenenze nel mondo dell’esilio.

Conduce l’atelier:
Marion Jacoub
. Etnoterapeuta e ricercatrice in antropologia culturale, collabora con il Centro di ricerca e formazione interculturale (Parigi).

 

Comitato scientifico

Maria Livia Alga, Pietro Barbetta, Alice Bellagamaba, Rosanna Cima, Rita Finco, Fulgenzio Rossi